venerdì 12 aprile 2013

Tibet, here we come


Ore 5.15, sveglia!!! Stampiamo i biglietti, facciamo colazione e ci avviamo al check in. Dopo aver consegnato i bagagli, fermano Andrea e cominciano a parlarti in cinese.. Mi avvicinano e ci dicono che deve andare al desk per un controllo.. e mi consentono di accompagnarmi come interprete. Gli fanno aprire la valigia e cosa c'è che non va? L'hard disk e la pila elettrica! ..senza neanche commentare torniamo da Marchetto e ci prepariamo all'imbarco, questa volta in perfetto orario. 

Air China ci offre la colazione.. Che culo! Amo il cibo cinese, ma la colazione non la posso proprio vedere! Nemmeno apro la mia porzione di zuppetta di riso.. Ho la nausea solo a pensarci. Cercò di dormire un po', per compensare le notti precedenti, ma dopo circa un'ora cominciano a sorvolare le montagne Tibetane e lo spettacolo mi tiene incollata al finestrino.. La terra è così vicina, come non l'avevo mai vista prima da un aereo ancora in quota. 




Atterriamo in una pianura (3600m) tra cime che sembrano basse ma che in realtà vanno dai 4000 ai 5000 metri. Il famoso altopiano tibetano.. Uno spettacolo. Il cielo è di un azzurro intensissimo e la luce costringe a mettere subito gli occhiali da sole. 
Già nel minuscolo aeroporto si nota la presenza militare.. Ci controllano documenti e visti prima di lasciarci uscire. Fuori vediamo finalmente VALERIA ABATE scritto in grande su un figlio di carta.. Il mio primo cartello in aeroporto! L'uomo che ci accoglie ci mette al collo tre sciarpe bianche di benvenuto e buon augurio e ci spiega che non sarà lui la nostra guida, ma il fratello. Non è potuto venire a prenderci lui perché è il suo compleanno e in Tibet e rito che chi compie gli anni non festeggi ma vada a pregare nei monasteri. 

Nel tragitto verso l'hotel, prima ancora di entrare in città, lo vedo: il Potala, la fortezza del buddismo tibetano. Imponente, solitario che sovrasta la città con i suoi colori bianco, rosso e oro luccicante. Un'oasi nel deserto. Rimango incantata. 
Poco dopo raggiungiamo l'hotel e la guida ci saluta consigliandoci di riposarci e dare tempo ai nostri organismi di acclimatarsi. 
Un hotel 3 stelle dopo nove giorni di accampamento negli ostelli più disparati non ci sembra vero! Spazi un po' ristretti, visto che nella nostra doppia viene aggiunto un letto (un materasso buttato per terra), ma molto accoglienti. 
La mancanza di ossigeno si sente, soprattutto nel fare le scale. Due rampe e abbiamo il fiatone è il cuore che batte a mille. 
Un breve riposino e decidiamo di andare a fare un giro in città per il pranzo. Mangiamo in un posto un po' turistico ma va bene lo stesso. Rifocillati, andiamo a vedere il Potala. Non saprei dire se risulta più imponente da vicino o da lontano.. Sono due visioni diverse, non paragonabili.


Nell'entrata nella piazza passiamo attraverso un check point con tanto di metal detector e mi vengono subito in mente le parole della nostra guida temporanea: "se non volete problemi, non fotografate i militari". Facile a dirsi, più difficile a farsi.. Sono ovunque! La città ne è letteralmente tappezzata, plotoni e posti di blocco si alternano senza fine. Altra cosa: impossibile portare accendini in determinate zone. La paura che qualcuno possa protestare contro il governo cinese da dosi fuoco è altissima. Addirittura, impressionante, all'interno dei plotoni alcuni soldati portano un fucile, altri un manganello.. E altri ancora un ESTINTORE. Davanti a una cosa del genere si rimane letteralmente senza parole. 
Mentre giriamo per le strade di Lhasa cominciò ad accusare i primi sintomi del mal di montagna: nausea e mal di testa aumentano gradualmente. Resisto un po' e poi decido di tornare in albergo. La nausea aumenta e finisco col vomitare.. Prendo un moment e mi butto a letto, letteralmente distrutta. Non esco neanche per cena, non appena mi alzo mi tornano nausea e vertigini. Quantomeno l'ibuprofene sembra tenere a vada il mal di testa. Dicono che sia un buon segno. 
Mi addormento confusa e dolorante. 

Altra nota: la guida ha sconsigliato di fare la doccia il primo giorno, in quanto l'acqua calda avrebbe aumentato i sintomi dell'AMS (acute mountain sickness). Sono quindi tre giorni che sogniamo una doccia calda. 

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