domenica 14 aprile 2013

5000m sopra il cielo


Mi sveglio e sto finalmente bene. Ciononostante, Diamox e Rhodiola accompagnano la mia colazione.
Scendiamo nella hall e G. ci aspetta sorridente come sempre con Yak (suo amico d'infanzia e nostro autista) al fianco.
"How are you today?"
"Finally fine thanks. But how high are we going to go?"
"Not much, don't you worry. ALMOST 4000"
Faccia perplessa con tanto di sopracciglio alzato.. Vabbeh, montiamo in macchina. 

Man mano che ci allontaniamo da Lhasa le case cominciano a sparire e la strada a salire. La testa comincia a farsi pesante: ALMOST 4000 un paio di...
Dopo un paio di pipì-stop "in the nature" (decisamente meglio dei nani pubblici tibetani) ci fermiamo in un punto panoramico. 
"Walk very slowly!" -.- maledetto G. "How high?" "Better not to know!" Eccheccazzo. 
Come il primo uomo sulla luna ci avviamo verso il precipizio, che decorato di bandiere colorate offre una visione fantastica sulla vallata. Il vento soffia prepotente. Di nuovo mi viene da pensare "ALMOST 4000 un paio di ...", ma mi godo lo spettacolo. 
Il terreno è punteggiato di mucchietti di sassi piatti.. Inizialmente pensiamo siano come i nostri occidentali: formati dai passanti che aggiungono sempre più pietre ai mucchietti già esistenti per indicare che sono passati di li. La spiegazione di G. invece è molto più affascinante: lo spirito del defunto deve vagare per il pianeta prima di potersi reincarnare nella prossima vita. È così capita che questo possa trovare intemperie lungo il suo cammino, come pioggia, neve, vento.. Le piccole costruzione sono quindi riparo per questi spiriti che cercano la loro strada. Lo trovo bellissimo. 


Proseguiamo con la salita fino ad arrivare al passo Kampala.. Dove finalmente G. ci svela l'altezza reale: 4794m! Scendiamo dall'auto e ci accoglie un vento gelido e fortissimo. All'orizzonte il sacro Nyenchen Khangsar, alto 7162m. La montagna più alta che abbia mai visto. Il vento è così forte da alzare le nevi che lo ricoprono, fornendo uno scenario quasi magico. G. e lo Yak ci porgono delle bibite.. Rhodiola in lattina! Sti cazzi! Ci doliamo per bene e passeggiamo sul tetto del mondo. Il terreno è arido, sassoso, polveroso. Ma qualche centinaia di metri più in basso c'è lo spettacolo del lago Yamdrok. Un verde acqua intenso che riflette i colori del cielo, increspato dalle correnti che si infilano tra le alte cime. Una mandria di yak vi si abbevera in lontananza. Di nuovo siamo circondati da bandiere colorate e il fragore del vento che lo attraversa e fortissimo, quasi inebriante. Mi lascio colpire in faccia dal vento a braccia aperte, assaporando il momento. Il mondo è mio!


Una miriade di foto più tardi scendiamo lungo le sponde del lago. La prima cosa che ci viene in mente è che da noi un lago del genere sarebbe ricolmò di surfisti! Il vento è veramente forte. Ancora qualche foto baciati dal sole e ritorniamo a Lhasa, dove ci aspetta il tempio Jokhang. 

Altro check in, altro controllo accendini, e possiamo entrare. La domenica è riservato ai turisti, quindi non ci sono monaci all'interno (il monastero è sprovvisto di alloggi, quindi i monaci vi si recano solo per svolgere le funzioni religiose). Passiamo da una sala all'altra, da una statua a un dipinto e l'idea più blasfema che potesse venirci in mente fa capolino nella testa di Andrea: un gioco di ruolo, con tanto di statuine da colorare, basato sui Buddha e protettori sarebbe fantastico! Stanza dopo stanza le regole del gioco si fanno chiare nella nostra testa. Ovviamente il gioco verrà rilasciato per la prima volta nel nostro locale!

Finita la visita salutiamo G. e facciamo un alto giretto per la città. Andiamo a vedere un monastero distrutto, posto al centro di una serie di case costruite tutto intorno. Subito ci viene incontro una folla di bambini che vogliono giocare con noi è farsi fotografare. Il mio obiettivo ovviamente è sempre pronto per una richiesta del genere. 


Breve sosta in hotel e poi a cena. Non vorrei essere volgare, ma la carne di Yak mi ha (già) veramente rotto... Capisco la loro filosofia: uccidere un animale più piccolo, che sfamerebbe una sola persona, sarebbe sacrilego: bisognerebbe ripagare la vita di questo animale. Uno yak invece sfama moltissime persone, quindi è concesso. 
E vabbeh.. Buonanotte spiriti degli yak. 

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