Il risveglio è magico. Ha nevicato: Lhasa è circondata dalla
neve, l’aria è pungente, lo spettacolo lascia senza parole. La terrazza della
colazione offre una visione a 360° delle cime innevate.
Alle 10, due ore più tardi rispetto a quanto detto dal sito
internet, saliamo sul treno per Xining. Ci aspettano 24 ore di viaggio, di cui
più della metà sopra i 4500m.
Il paesaggio si sussegue così straordinario e ininterrotto che è
difficile staccare gli occhi dal finestrino. Superiamo villaggi, bandiere,
mandrie di yak, pecora, contadini, militare sull’attenti che nel bel mezzo del
nulla salutano il passaggio del treno..
Vediamo il sole, la neve, le nuvole, la nebbia, il giorno, la
notte, ghiaccio, fiumi. Attraversiamo una terra di infinita desolazione ma che
comunque ha la forza di attrazione di una stella gigantesca.
Ogni tanto attraversiamo banchi di nebbia talmente fitti che
sembra di essere stati inghiottiti di colpo dal NULLA della storia infinita.
Anche l’interno del treno offre un’ampia varietà. Passeggeri
vestiti di tutto punto, ragazzi accampati sopra gli zaini tra un vagone e l’altro,
gente che dorme nei vagoni letto e soprattutto gente che ci fissa quando
passiamo. Noi siamo gli unici occidentali presenti a bordo. Se la nostra
presenza tra gli “hard sleepers” passa relativamente inosservata, pochi passi
nel vagone “hard seats” bastanza a scatenare un’infinita serie di “WAIGUOREN”,
sussurrati all’orecchio del vicino, o urlati come davanti alla scoperta di una
nuova specie vivente.
Le reazione sono diverse: Andrea, per esempio, traumatizza a
vita un bambino che probabilmente non aveva mai visto un uomo bianco in vita
sua. Credo che le sue grida siano arrivate fino al capotreno. Il papà se la
ride, ma al nostro prossimo passaggio, per sicurezza, si affretta a coprire gli
occhi del figlioletto. E ha fatto bene: qualche ora dopo, ripasseggiando per il
treno, non facciamo in tempo ad avvicinarci alla sua cabina che la vista di
Marchetto lo fa ripiangere terrorizzato. Già pianifichiamo di spuntargli
davanti urlando, in piena notte, nel buio, alla luce delle torce!
Mentre il paesaggio esterno cambia di continuo, quello fuori ha
un che di familiare: i dolcissimi e delicatissimi rumori tipici del cinese
medio ci accompagnano per tutta la durata del viaggio.
"Noi, gente che SPUTA. Gente che viene e che va.
Cercando la felicità"
Un po di esercizio fisico ad alta quota per non atrofizzarci
completamente, e ci mettiamo a dormire (scelta alquanto obbligata, visto che
alle 22.30 si spengono le luci)
Buonanotte Tibet.
A presto.
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