Ci svegliamo con molta calma e con altrettanta calma facciamo
colazione. Pane della pizza con burro d'arachidi e carote. Adoro il burro
d'arachidi.. Sopra Ian ci aggiunge una punta del corrispondete
inglese del Vegemite, che per colpa di Renee non potrò mai togliermi dalla
testa (o meglio, dalle papille gustative). Mi lascio convincere a provarlo:
effettivamente unito al burro d’arachidi non è male. Il tutto è annaffiato da
un tè nero dello Yunnan con un pizzico di cannella. Ottimo.
Il mio piede duole ancora, la notte non ho chiuso occhio finchè
non ho preso un oki. Va meglio, ma ancora non riesco a camminare… per farlo
devo evitare di appoggiare l’interno del piede.
Passiamo un po di tempo in casa tra fotografie e chitarra. Mentre Ian suona, io
mi perdo in un po' di pensieri, un po' guardo lui, un po' guardo fuori dalla
finestra. In quell'appartamento senza mobili, tutto rivestito di legno, si
respira una tranquillità particolare, che ti avvolge dalla testa ai piedi. In qualche
modo, per qualche strana ragione i pensieri rallentano, lo stress
sparisce. La spiritualità riempie l’aria e ti attraversa il corpo e la mente. Mi
piace, mi ci trovo bene. Era tanto tempo che non pensavo a niente.
Scopro che Ian ha lavorato niente-po-po-di-meno che con Ai
Weiwei! OMG, la mia ammirazione per lui cresce sempre di più. E più mi racconta
dei suoi viaggi, delle sue esperienze, più sono incantata.
Senza guardare l'orologio, dopo un po' ci vestiamo e usciamo per
pranzo. Zoppico fino a una bettola di shuijiao, dove ne compriamo un po
per asporto, per poi mangiarli al parco. Inutile dire che Ian attira gli
sguardi di tutti i presenti. Poco male, in Cina si fa presto a farci
l’abitudine. Rifocillati, prendiamo un autobus per Beijing lu per incontrare
due suoi amici e poi bere un caffè in uno dei miei posti preferiti.
L’appuntamento è alla Skyway bakery… la bakery tedesca che ci ha sfamato
nell’ultimo mese di permanenza a Nanchino, quando i nostri stomaci non
sopportavano più lo street food cinese. A due passi dallo Xiyuan, lo skyway è
un minuscolo angolo di Europa in cui trovare ottimi panini e insalate.
Ian e gli altri due parlano in esperanto… io colgo qualcosa ma
non tutto. Proseguo quindi la mia ricerca di stage. Umea, una donna cinese,
sente che sono alla ricerca di lavoro e subito mi dice di mandarle in
curriculum, che può aiutarmi facilmente. Wow! Non so di cosa si occupi, ma
comunque la cosa mi rende decisamente felice.
Prossima tappa: SIT Coffee. È da quando ho messo piede a
Nanchino quasi un mese fa che aspetto di bere un caffè li.
Allo Skulpting in Time c’è sempre odore di vernice fresca. È
bello, è come quando nelle giornate di sole esci di casa e senti quell’odore
misto di estate e umidità che ti fa dire “sono in Cina”, “sono a casa”. È
familiare, accogliente, è come non essersene mai andati. Un qualcosa che
rimarrà lì ad aspettarti anche la prossima volta – l’odore bello della Cina,
non il SIT Coffe… quello non si può sapere di preciso quanto durerà!
Mi immergo nei ricordi del mio caffè americano con un free
refill. Due anni fa costava 18 kuai, ora 22… come salgono i prezzi! Siamo
seduti di fianco alla finestra, con la classica lampada appoggiata sul tavolino
per quando farà buio. Quante ore passate a studiare alla luce di
quell’abat-jour!
Passiamo delle altre ore a chiacchierare ininterrottamente e poi
torniamo a casa per cena. Ogni tanto Ian legge qualcosa per strada e fa la
parodia delle pubblicità cinesi: non riesco a trattenere le risate, è
fantastico! Devo assolutamente registrarlo, è troppo bravo… A casa, diretti
all’undicesimo piano, sfoggia anche una perfetta imitazione della voce
dell’ascensore: meglio che se avesse ingoiato un litro di elio!
Distesi per terra, guardiamo qualche video al computer, lui
suona un altro po, ci diamo la buonanotte e crolliamo dal sonno.
Buonanotte Nanchino.
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