Tutti quelli che
vanno in Cina sembrava provare il bisogno di scrivere un blog. È una cosa che
ci accomuna, un bisogno di raccontare, di mostrare e far scoprire un mondo così
nuovo e diverso. Più leggo le parole dei miei compagni di studi, più mi ci
ritrovo, mi sento parte dei loro racconti e vedo le loro parole prendere forma
davanti a me, mentre mi ritrovo ad annuire davanti allo schermo. Guardiamo la
Cina con gli stessi occhi, critici, ma che non giudicano. Capiscono,
percepiscono, spesso non condividono, ma cercano di non hanno pregiudizi. Cercando
di trovare un perché a quello che vedono. Purtroppo spesso questo perché non c’è.
Non c’è una spiegazione alla povertà infinita che si vede per le strade della
Cina. O meglio, il perché c’è, ma la soluzione no. Non ancora, per lo meno. Gli
anni passati a studiare e ristudiare la storia e lo strepitoso, velocissimo
sviluppo economico di questo Paese ci permettono di vedere quello che succede
con i loro stessi occhi. È facile criticare, ma non è altrettanto facile
trovare una soluzione concreta. L’unica cosa di cui la Cina ha bisogno (ok, non
l’unica…) è il tempo. Hanno saltato troppi step per poter avere una società di
un certo tipo. Ora devono recuperare il tempo perduto e mi auguro per loro che
questo accada il più presto possibile.
Nel frattempo, come
gli altri, io continuo a scrivere il mio, di blog.
Anche se il mio tempo
qui è sempre più corto e i pochi giorni che mi rimangono nel Paese di Mezzo
passano sempre più velocemente.
Gli eventi si
susseguono, si sommano, le cose che mi trattengono qui sembrano essere sempre
di più e quelle che mi riportano a Padova sempre di meno.
Tic tac
Tic tac
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